Avendo molto parlato in questi giorni del tentativo di record del Denali del 2008, mi è sembrato doveroso ripubblicarne la storia intera. Ecco il capitolo che ne tratta (diviso in tre parti), tratto dal mio libro "Perseverare è umano".
5.4. Le
termopili di ghiaccio: un monito sulla comunicazione
Gli uomini del Soccorso
Aeronautico
considerano il Denali alla
stregua
del più feroce dei draghi:
unico,
gigantesco, ingannevole. E
sempre
potenzialmente fatale,
perfino
per coloro che lo
conoscono meglio
di chiunque altro.
Bob Dury, Una stagione da eroi
63° 4’ 10.2’’ N,
151° 0’ 26.64’’ W, Alaska, primavera 2008
Per
me no, grazie.. Durante un pranzo di lavoro, il commensale di fronte a me
respinge il piatto di lasagne che il cameriere gli porge. Sta seguendo una
dieta, spiega. Il piatto fa dietro-front: viviamo un momento epocale nella
storia della nostra specie. Non è da molto, infatti,
che un essere umano possa permettersi di rinunciare a fare scorta di cibo. Accade
in modo generalizzato solo da pochi decenni, e solo in limitate aree del
pianeta. Ed è
frutto di un’attenzione univoca al benessere.. Una
volta le priorità
erano altre: evitare il malessere, cioè fame, freddo, sete,
guerre, epidemie. Sopravvivere. Il fatto che troppo cibo potesse rappresentare un
problema non era neanche lontanamente concepibile.
Oggi
se si ha fame basta spalancare il frigo; se si ha sete basta aprire il
rubinetto; quando si patisce il freddo (quasi mai) è sufficiente
alzare il riscaldamento. Tutto ciò viene dato per scontato.
Eppure non lo è
affatto. Il benessere rappresenta una fragile, anomala, localizzata eccezione. Non
ci vuole molto per rendersene conto. A me, tutto questo, fa venire in mente l’Alaska. L’Alaska è una delle tante
strade per ritornare nel mondo reale. Ma procediamo con ordine. Dopo aver vinto
il Trofeo Mezzalama, la gara di sci-alpinismo più prestigiosa al mondo,
Jean Pellissier si permise una cena pantagruelica: a tavola c’erano
lui e i suoi amici storici, e nessuna portata subì l’affronto
toccato alle lasagne di cui sopra. Infatti lo sci-alpinismo consente di correre
in salita con gli sci ai piedi, e poi di sciare in discesa: il consumo calorico
è
assicurato, gli atleti sono tutti magri, e il concetto di benessere viene più spesso
collegato all’entità del tasso alcolico
nel sangue che alla silhouette... Ora che scei il...
hic...
più
forte al mondo.... lo provocò
Daniel ....scicuramente...
hic...
non puoi sciottrarti
a tentare il record del Denali con gli sci!. Seguì un tintinnare
di bicchieri e un coro generalizzato di “Evviva!”, segno che la
sfida era accettata, senza dibattimento alcuno. Il lettore resterà
comprensibilmente sconcertato. Dai precedenti capitoli avrà sicuramente
capito che le decisioni sui tentativi di record nascono alla fine di un
avveduto e prudente lavoro di analisi, simile agli studi prodotti dalla Nasa
per i voli spaziali. Il tentativo di record all’Everest
era stato progettato nei minimi dettagli. Questa volta invece andò diversamente.
La missione “Denali
Express”
non vide la luce grazie a un estenuante lavorìo delle aree frontali
dei nostri cervelli. No, fu partorita direttamente dai fumi dell’alcol. Di tutto questo naturalmente pagammo a caro prezzo le
conseguenze.
La
squadra organizzata per supportare Jean era composta da quattro guide alpine
del Cervino (Daniel, Patrick,Alain, Laurent), oltre all’amico
Filippo e al sottoscritto. Assoldati in fretta e furia, senza il necessario
processo di amalgama e preparazione. Il Denali o Mount McKinley – cima culminante del continente nordamericano – non presenta difficoltà tecniche particolarmente
elevate. Situato in Alaska, è
caratterizzato dalla presenza di ghiacciai immensi con campi base accessibili solo
da piccoli aerei muniti di sci. Ha un’altitudine tutto
sommato modesta (6200 metri) rispetto ai giganti himalayani; ma l’ambiente è
estremamente severo e pone grosse difficoltà di tipo logistico.
La vicinanza con il Circolo polare artico comporta temperature estreme, meteo
imprevedibile con bufere improvvise che si scatenano con venti fortissimi. Non
per nulla uno dei nomi indigeni del Denali significa “Creatore di
Tempeste”.
Al campo 5, per esempio, abbiamo perso una tenda d’alta
quota, sparita letteralmente nel nulla, spazzata dalle raffiche che, secondo la
stima dei Ranger, si aggiravano sui 150 km/h. Era vuota, per fortuna...
Da
queste parti la logistica è
problematica perché
gli alpinisti si devono trasportare tutto il carico (cibo, tende, combustibile)
da soli: non ci sono né
yak né
sherpa. E se devi portarti tutto sulle spalle, significa che devi per forza limitare
il carico. E di conseguenza si riduce anche l’autonomia
in termini di giorni di permanenza. Quando il cibo o il combustibile che
alimenta i fornelli scarseggia, si deve fare dietro-front. Altrimenti il
rischio è
quello di entrare a far parte del paesaggio, sotto forma di scultura di
ghiaccio. Si noti che il fornello non serve per cimentarsi nelle ricette d’alta quota ma, più banalmente, è essenziale
per poter sciogliere la neve e potersela bere. L’alpinismo
alaskiano è
generalmente molto più
duro –in termini di stress personale –
di quello himalayano e richiede molta più resilienza. Si sta
sempre sul ghiacciaio. I campi, compreso il campo base, non sorgono su morene o
su terreno asciutto, e le limitazioni del carico non permettono di portare
tende mensa o tende collettive. Quindi o si sta all’esterno
oppure sdraiati nella tendina, come succede durante il maltempo, che qui è assai
frequente.
A
queste considerazioni generali si aggiunga che una spedizione finalizzata al
conseguimento di un record deve comunque portarsi un carico quasi doppio
rispetto a quello di una spedizione con lo stesso numero di membri orientata
alla .semplice. salita in vetta. E questo perché in quasi ognuno dei
cinque campi che costellano la via di salita, si deve lasciare una tenda per
offrire assistenza durante il tentativo.
Inoltre ogni membro della squadra deve
avere la
propria radio; e ciò
significa portarsi batterie e pannelli solari per la ricarica. Ma, soprattutto,
una spedizione finalizzata al conseguimento di un record necessita di molto più cibo: bisogna
infatti prevedere di restare parecchi giorni in più rispetto a una
spedizione .normale., perché
è
fondamentale attendere la finestra meteo ottimale per il tentativo. Un record richiede
condizioni migliori rispetto a una salita priva di particolari pretese. E può anche
presentarsi l’evenienza di un secondo tentativo: quindi
è
molto probabile che il soggiornosi prolunghi.
Il
record che Jean si proponeva di battere riguardava la West Buttress, la
cosiddetta “via
normale”
di salita: ventisei chilometri di sviluppo dal campo base alla vetta, con un
dislivello di oltre quattromila metri positivi. Il record attuale appartiene allo
statunitense Chad Kellogg, che ha impiegato quattordici ore per la salita e
quasi ventiquattro complessive tra salita e discesa.
(Nota: Kellogg
non aveva usato sci, ma racchette da neve fino al campo 4)