Si tratta di vari chili. Tra pc
militare, corazzato ed impermeabile, saturimetri, pannelli solari,
cardiofrequenzimetri, GPS, termometri, diari, scale soggettive e quant’altro….
A che serve tutto ciò? A misurare l’impatto di un ambiente stressante
su organismi allenati.
Quello stesso ambiente sarà poi
riprodotto in laboratorio con una fedeltà quasi assoluta (stesso livello di
ipossia, stessa dinamica delle temperature, uguale carico di lavoro fisico).
Questo è possibile perché il CERISM possiede una camera per la ricerca negli
ambienti estremi: la camera è in grado di riprodurre con una fedele successione
temporale l’andamento della temperatura e della saturazione dell’ossigeno che
saranno stati misurati nei tre giorni target della scalata.
Ecco il famoso, pesantissimo Pc militare blindato. Indovinate chi se lo trascinerà? Sicuramente uno che -toccasse a lui- non sorriderebbe così....
Ci toccherà soggiornare quindi
per tre lunghi giorni in quella stanza. Sai che allegria… Ci alterneremo prima
noi e poi un gruppo di quattro soggetti che formerà un gruppo di controllo. Tre
giorni a testa. L’obiettivo è capire quanto impatti la percezione dell’ambiente
nel generare risposte di stress individuali. Vale a dire: se riproduco nella
camera condizioni fisiche quasi identiche all’ambiente naturale, a parità di
condizioni dove è maggiore lo stress percepito? Lì o in alta montagna? Chi dice
che in camera si sta meglio, lo pensa perché ritiene che sia decisivo l’aspetto
ansiogeno legato all’ambiente di alta montagna. Nella camera – in effetti –di pericoli
naturali (valanghe, crepacci, scariche di sassi) non ce ne sono.
La camera per la ricerca sugli ambienti estremi al CERISM
Però qualcuno sostiene che l’ambiente
della camera deteriora i processi sociali nel gruppo; e poi manca anche l’aspetto
stimolante dell’ambiente.
Chi ha ragione? Lo sapremo quest’estate. A proposito: siamo in partenza...