Permettetemi ogni tanto un post
che non c’entra con l’Alaska. Ieri a Verona, organizzato dall’Università, si è
svolta “RUN for SCIENCE”: maratona e ½ maratona
dove la partecipazione è gratuita ma gli iscritti hanno l’obbligo di essere
coinvolti in qualche studio od esperimento sugli effetti della gara. per
esempio, come cambia l’equilibrio, la risposta muscolare, la composizione ossea
e vari altri parametri tra cui la percezione del dolore.
Walter Fagnani, classe 1924, durante il test sulla tolleranza del dolore
E’ il terzo anno che raccolgo
dati su questo tema e i risultati sono molto interessanti. Ovviamente anche la
percezione del dolore non è un dato innato (anche se tendiamo a crederlo), ma
qualcosa influenzato da stile di vita, esperienza, allenamento e volontà. Di fatto
piccoli dolori quotidiani che una volta erano ritenuti piccoli fastidi
inevitabili, oggi vengono trattati come
emergenze insopportabili. Vengono “farmacizzati”, perché l’industria
farmaceutica ha interesse a trasformare un semplice occasionale mal di testa in
qualcosa che va subito gestito con la pastiglia (e idem per il bruciore di
stomaco, il raffreddore etc..). E’
chiaro che la percezione del dolore nelle persone è diversa oggi da quella dei
membri di società “meno evolute”, o semplicemente di qualche decennio fa.
Ai profeti del farmaco facile e del dolore ingestibile vorrei far conoscere Walter Fagnani, classe 1924, podista che l'anno passato ha ultimato la 100 chilometri del Passatore a 91 anni in circa 18 ore. Noi come Università, anche in quel frangente, l'abbiamo seguito e studiato. Ieri nell'ultimo chilometro della mezza maratona ha staccato e seminato le due studentesse che l'Ateneo aveva ritenuto di affiancargli per motivi di sicurezza. E nell'esame sulla tolleranza al dolore, abbiamo dovuto interrompere la prova prima di aver sentito un solo lamento, per evitare di danneggiare i tessuti più fragili per l'età avanzata. Chiedo quindi ai sacerdoti del talento innato: ma chi è Walter Fagnani? Delle due una: o è l'eterno ritorno del superuomo a cui il cielo ha donato tutti i talenti. Oppure, è semplicemente una persona che nella sua vita ha imparato a prestare meno attenzione ai fastidi, alla fatica e alle difficoltà per concentrarsi interamente sui propri sogni. Perché, o si sceglie di lamentarsi. Oppure si va avanti.
Walter Fagnani e lo staff dell'Università che l'ha accompagnato in gara (quello con la maglia azzurra a parte)